La radice di ogni parola
è un vuoto,
ed è lì che ti attendo
sul fondo di ogni verbo,
è lì che voglio accarezzare
e portarti
dove cessano le parole,
perché tu possa trovare
residenza.
Tu così migrante
con lacrime migranti,
tu che non trovi pace,
feroce e spaventato.
Non sono per te i verbi, le poesie
ma quel vuoto al principio
e alla fine di ogni dire.
Sappi che la guerra che siamo
è ancora vita,
e la morte è ancora vita,
ma in mezzo al mare
e all’impeto
delle nostre sostanze di umani
possiamo solo trovare una rotta
per giungere alla fine
degli argomenti
e discutere silenzi
e le braccia che siamo.
I silenzi non sono parole assenti,
sono le braccia.
Io voglio discutere con te
senza pretese di bene e male,
senza idilli.
Io voglio lo scatafascio,
il fallimento,
il gesto grezzo.
Io voglio ciò che sono.
Voglio ciò che siamo
tutti, diversamente fallimentari,
uomini.
La radice di ogni parola
è un vuoto,
ed è lì che ti attendo,
è lì che voglio cessare.

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